L’incidente di Chernobyl ha esposto le raganelle della zona ad alti tassi di radioattività, e gli anfibi hanno risposto cambiando colore
L’esplosione risale al 1986, eppure ancora oggi gli effetti delle radiazioni risultano evidenti agli ecosistemi naturali della zona.
Nell’area di Chernobyl un nuovo studio ha rivelato come le rane abbiano assunto una colorazione sempre più scura, fino al nero, giustificato da un contatto con le radiazioni prodotte dall’incidente. Pubblicata sul giornale Evolutionary Applications, la ricerca mostra come le specie che vivono nella zona di esclusione (la cosiddetta Cez), quella che fu maggiormente esposta, siano ancora caratterizzate da mutamenti, a una distanza temporale di quasi 40 anni. Una zona scientificamente sorprendente, per quello che fu uno dei più grandi e temuti disastri nucleari del secolo scorso, nel cuore dell’Europa. Oltre 2.600 chilometri quadrati dove la natura ancora reagisce in vario modo a quell’alterazione improvvisa e gli scienziati stanno cercando di comprenderne i motivi.
Dopo l’incidente al reattore 4 della centrale di Chernobyl, datato 1986, l’area circostante è diventata inabitabile per gli umani, ,ma non per altri animali. Tra i suoi abitanti c’è anche una specie di raganella, Hyla orientalis, che normalmente è di colore verde brillante.
Nel 2016 i due autori dello studio, Pablo Burraco e Germán Orizaola dell’Università di Uppsala (Svezia), hanno però osservato una stranezza mentre visitavano l’area: alcuni esemplari di raganella di colore nero. La scoperta li ha immediatamente interessati, perché il nero è prodotto dalla melanina, la quale è in grado di fare da schermo protettivo non solo contro le radiazioni ultraviolette, ma anche contro le radiazioni ionizzanti che sono presenti in grande quantità a Chernobyl in conseguenza dell’incidente della centrale.
Il team ha condotto uno studio durato tre anni nel quale ha confrontato la colorazione delle raganelle che vivono intorno alla centrale dismessa con quella delle loro conspecifiche che abitano in altre zone dell’Ucraina.
Il risultato di questa indagine, che ha coinvolto più di 200 raganelle catturate in 12 diversi stagni, conferma il sospetto iniziale: le raganelle che sono nate più vicine alle radiazioni sono nere, quelle che non ne sono state colpite sono rimaste verdi. Non solo: il legame tra radioattività e colore non dipende dai livelli attuali della prima, ma da quelli degli anni immediatamente successivi agli incidenti. Le raganelle nere odierne, quindi, stanno solo beneficiando dell’accelerata evolutiva fatta dai loro predecessori, sottoposti a una pressione fortissima che ha selezionato il nero come colore perfetto per sopravvivere nella zona contaminata.