La posizione del Club Alpino Italiano accende la polemica: «Quelle attuali non saranno toccate, ma le cime devono essere territorio neutro»
Sul Balmenhorn, vetta del gruppo del Monte Rosa di 4.167 metri, c’è un Cristo benedicente in bronzo alto quasi 4 metri. «Nessuno pensa di toglierlo, come nessuno pensa di spostare, per rispetto e per motivi storici, le croci presenti su quasi tutte le cime del Rosa», dice Andrea Enzio, presidente del Corpo della guide alpine di Alagna. Sulle Alpi sono presenti 327 croci di vetta, alcune posizionate da secoli. Un recente articolo di Pietro Lacasella sul portale web del Club alpino italiano (Cai) ha riaperto il dibattito se abbia ancora un significato piantarne di nuove, ribadendo nello stesso tempo con forza che nessuno intende smantellare quelle presenti. Alcune delle quali, soprattutto su Dolomiti, Ortles-Adamello, altopiano di Asiago, Pasubio e Monte Grappa, sono legate a drammatici episodi della Grande Guerra. Un tema che è poi stato approfondito all’Università Cattolica di Milano durante la presentazione del libro Croci di vetta in Appennino di Ines Millesimi, che ha censito 68 croci.
La posizione del CAI
«Se da un lato sono inappropriate le campagne di rimozione, dall’altro si rivela anacronistico l’innalzamento di nuove croci: sarebbe forse più appropriato intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare culture magari distanti, ma dotate di uguale dignità», scrive Lacasella. La posizione del Cai è quella apparsa in un altro articolo sul portale: «Il Cai guarda con rispetto le croci esistenti, si preoccupa del loro stato e, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli, …). Questo perché — è giusto evidenziarlo una volta di più — rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza». Secondo il Club alpino svizzero (Cas), le croci di vetta sulle Alpi sono documentate fin dall’anno 327 della nostra era. Il Cas ha dedicato all’argomento un’ampia documentazione, dando spazio alle diverse posizioni.
Il dibattito
L’associazione Mountain Wilderness da tempo ha intrapreso una campagna contro l’installazione di nuove croci e altre testimonianze sulle vette italiane. E ricorda iniziative stravaganti, come un dinosauro in legno posto sulla vetta del Pelmo, nelle Dolomiti, dove in effetti erano state rinvenute orme di dinosauri. Il dibattito alcuni anni fa venne ripreso anche in un articolo di Avvenire, che invitava «a non banalizzare quei simboli sacri».
Le lapidi
«Già nel 1993 avevamo avviato un’iniziativa per sensibilizzare parenti e conoscenti di coloro che avevano perso la vita in montagna per posizionare nuove lapidi in un memoriale che abbiamo identificato nella cappelletta di Sant’Antonio vicino al Rifugio Pastore», ricorda Enzio. «Su alcune vie di salita al Monte Rosa si trovano 3-4 lapidi proprio in mezzo al percorso: non vogliamo toglierle e non vogliamo mancare di rispetto a nessuno. Vogliamo solo invitare chi ne vuole mettere di nuove, di posizionarle in un memoriale. Non vogliamo vietare niente», aggiunge. «È solo un suggerimento che diamo, insieme al Comune, per non disseminare la montagna di “ricordi”».