Un atlante globale con dati satellitari scopre che sono più frequenti di quanto ritenuto. E dipendono dalla particolare composizione del suolo
Non dipendono dall’azione delle termiti, non sono messaggi per i dischi volanti degli Ufo, non c’entrano le tossine di una particolare erba che vive nei deserti. I cerchi delle fate (conosciuti nella comunità scientifica internazionale con la definizione inglese di fairy circles) sono causati dalla combinazione di aridità e caratteristiche del terreno. Lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Alicante guidato da Emilio Guirado, pubblicato su Pnas , smonta tutte le più fantasiose teorie precedenti.
In Namibia e Australia
Finora i cerchi delle fate, riconosciuti per la prima volta nei deserti di Namibia e Sudafrica, nel 2014 erano stati visti anche nelle zone più aride dell’Australia. Invece la nuova mappatura, che si è avvalsa di dati satellitari, riprese con i droni e dell’intelligenza artificiale, rivela che sono più diffusi: sono stati identificati in almeno 263 siti di quindici nazioni in tre continenti. In terreni desertici che hanno tutti una caratteristica simile: piovosità inferiore a 200 millimetri all’anno e basso contenuto di azoto nel terreno. «Il nostro studio fornisce la prova che i cerchi delle fate sono molto più comuni di quanto si pensasse», ha detto Manuel Delgado Baquerizo, uno degli autori della ricerca.
Cerchi nel deserto
Il mix di questi due elementi porta alla formazione di cerchi di diametro fino a 10-12 metri al cui interno il suolo è completamente spoglio, delimitati da un anello di erba più alta. Queste formazioni possono resistere inalterate fino a 20-30 anni, in casi estremi fino a 70 anni, poi vengono degradate e scompaiono, occupate dall’erba spinosa che le delimita. «Abbiamo preso in considerazione molteplici variabili finora non considerate, come l’albedo e lo stato delle falde acquifere», ha aggiunto un altro scienziato spagnolo, Jaime Martinez-Valderrama.